In un tempo in cui le parole sembrano evaporare nell’aria senza lasciare traccia, il 25 aprile ci ricorda la forza rivoluzionaria di un termine: antifascismo. Oggi, più che mai, dobbiamo pronunciare queste parole con la determinazione di chi non dimentica, perché la memoria non è solo un atto di ricordo, ma una dichiarazione di resistenza.
Il nostro impegno antifascista non può e non deve essere cancellato, né dalla programmazione televisiva né dalla retorica di chi ci governa. Come dice Antonio Scurati, “lo spettro del fascismo si aggira ancora tra i corridoi della nostra democrazia“, sussurrando la tentazione dell’oblio.
Il 25 aprile ci chiama all’appello: resistere significa parlare, significa ricordare. Pronunciare “antifascismo” è un gesto di sfida contro le ombre che cercano di infiltrarsi nelle crepe della nostra società. Non è soltanto una parola, ma il fulcro di un patto generazionale che protegge i nostri valori di libertà e di giustizia.
In questo giorno, il nostro monologo diventa dialogo: tra passato e presente, tra i sogni dei partigiani e le speranze del futuro. Non cederemo alle cancellazioni, non ci lasceremo zittire. La memoria vive nelle parole che pronunciamo e nelle azioni che compiamo. Per non dimenticare, per continuare a lottare, per la democrazia, per l’antifascismo, per l’Italia.