
Davvero serviva l’ennesimo colpo di scena per certificare il progressivo affossamento della nostra politica? Eccolo qui, svelato come un bizzarro cameo da social network: la signora più cliccata del momento che, fra bodyguard extralarge e proclami di buona volontà, si infila in una manifestazione romana e si concede l’illusione di una stretta di mano col grande capo dell’ex esecutivo. Peccato fosse tutto costruito a tavolino, grazie a quell’intelligenza artificiale che ormai sfuma i confini tra realtà e fantasia.
È questa, oggi, la chiave per guadagnarsi un pezzetto di attenzione: basta un post fasullo, un paio di slogan “positivo” e una schiera di fan pronti a urlare “brava!” a prescindere dai contenuti. E la politica, invece di fare da filtro o da guida, si trova sempre più succube di questi show. Ci ritroviamo con influencer che si presentano alle piazze per “difendere la pace e la famiglia”, mentre intorno serpeggiano le proteste e il disorientamento cresce. E, puntuale, arriva la domanda che non vorremmo farci: davvero le sorti del Paese possono essere rianimate da chi si presenta “come madre, donna, femmina” e aspira a un dicastero del Turismo, ironizzando su fatture e precedenti problemi con la giustizia?
Negli anni, ci siamo abituati a ogni forma di outsider della politica: dai comici ai cantautori, dai calciatori ai cuochi. E ora sbarcano pure le star dei social, pronte a portare in dote la popolarità in rete ma con idee tutte da verificare — ammesso che esistano. Il punto è che questi exploit, più rumorosi che sostanziosi, generano confusione. C’è chi si limita a guardare la scena col sorriso amaro di chi vede l’ennesimo colpo di teatro, e chi — tra i pochi rimasti a credere in un progetto serio — si domanda che fine abbiano fatto le priorità reali: lavoro, inflazione, emergenze energetiche e sanitarie. Di questi tempi, pare che tutto si possa fermare per correre dietro all’ultima trovata social.
Così, fra selfie mai scattati, bodyguard onnipresenti e dichiarazioni su “ministeri” che sembrano fiabe per bambini, la povera politica italiana si trova di fronte a un altro bivio: arrendersi al folklore mediatico o cercare di recuperare credibilità, competenza e dignità. E se qualcuno, a margine di questi show, osa chiedere un perché o un percome, si becca la solita accusa di “aggressione” o “incomprensione”. Intanto, scorrono i titoli su chi “potrebbe prendere il posto” di un ministro, come se bastasse collezionare follower per guadagnarsi un dicastero.
Sarà l’ennesimo spettacolo destinato a spegnersi in pochi giorni? Difficile a dirsi. Quel che è chiaro è che la politica, quella con la P maiuscola, rischia di sprofondare un po’ di più nel pantano dell’improvvisazione, lasciando le persone disorientate. O forse, abituate come siamo all’assurdo, finiremo di nuovo per archiviare tutto con un’alzata di spalle, aspettando la prossima influencer, la prossima trovata, il prossimo capitolo di una storia in cui i veri problemi rimangono sullo sfondo, dimenticati. Ecco l’Italia, dove basta un click per far esplodere l’ennesima farsa e far sparire, almeno per un po’, il cuore delle questioni reali.
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