
C’è un momento dell’anno in cui la letteratura italiana si fa specchio nitido delle sue tensioni e delle sue speranze: è il varo della dozzina finalista del Premio Strega. Dagli 81 titoli proposti dagli Amici della domenica ne restano 12, scelti dal comitato presieduto da Melania Mazzucco. Un mosaico di stili e di scommesse che, quest’anno, sembra voler raccontare la complessità del nostro tempo più che celebrare un canone già scritto.
Voci affermate e nuovi sguardi
Accanto a firme note — Andrea Bajani con L’anniversario, Paolo Nori con Chiudo la porta e urlo, Nadia Terranova con Quello che so di te — spiccano scelte coraggiose, spesso nate in case editrici indipendenti. Il libro di Michele Ruol per TerraRossa o quello di Elvio Carrieri per Ventanas ricordano che la “periferia” del mercato può improvvisamente diventare centro quando la scrittura vibra di autenticità.
Temi che inquietano e affascinano
Dal noir dal sapore mediterraneo di Valerio Aiolli (Portofino blues) alla biografia romanzata di Kurt Gödel firmata da Deborah Gambetta, la rosa intreccia finzione pura e non‑fiction letteraria, esplorando il crinale tra realtà e immaginazione. C’è la follia creativa del poeta di Renato Martinoni, la lunga traversata metaforica di Elisabetta Rasy, la figura ribelle di Nada Parri restituita da Giorgio van Straten. La varietà dei registri è la vera protagonista: come se il premio, per rimanere vitale, avesse bisogno di rompere i recinti di genere.
Una giuria giovane, un Paese in ascolto
A giudicare non sarà soltanto la storica platea dei grandi elettori, ma oltre mille studentesse e studenti di 105 scuole, in Italia e all’estero. È un segnale politico oltre che culturale: affidare alle nuove generazioni il compito di pesare la parola scritta significa chiedere alla letteratura di restare interlocutrice viva della società, non ornamento da salotto.
Date da segnare in agenda
– 4 giugno, Teatro Romano di Benevento: nascerà la cinquina finalista.
– 3 luglio, diretta Rai 3 da Caivano: verrà proclamato il vincitore.
Nel mezzo, un mese di confronti, presentazioni e scommesse. Ma il dato essenziale è già sotto i nostri occhi: una dozzina capace di ospitare la meraviglia, l’angoscia, la memoria e la protesta di un’Italia plurale. Se il Premio Strega misura il polso culturale del Paese, quest’anno il battito è irregolare, vitale, persino audace. Ed è forse proprio questa irregolarità a rendere la lettura — oggi più che mai — un atto necessario, quasi politico: perché scegliere un libro significa scegliere un frammento di futuro da abitare.
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